Etichetta narrante

Il carciofo con il cappello.

La varietà

Il carciofo violetto di Castellammare è un ecotipo della varietà romanesco.

La sua particolarità è data dalla colorazione rosa violacea e dalla tenerezza dei frutti.

Il territorio

Le aziende e i terreni coltivati si trovano nei comuni Castellammare di Stabia (frazione di Schito), di Sant’Antonio Abate, Santa Maria la Carità e Pompei in provincia di Napoli.

Il terreno è di origine vulcanica, ricco di minerali; le temperature sono mitigate dalla vicinanza del mare.

La coltivazione

Il carciofo violetto di Castellammare si coltiva in pieno campo.

Prima del trapianto dei carducci (i germogli prelevati alla base delle piante di carciofo adulte e provvisti di una porzione radicale) il terreno si lavora con una aratura profonda e si fertilizza con sostanze organiche. Una delle particolarità di questo ortaggio è l’antica tecnica colturale che viene utilizzata ancora oggi. Il carciofo violetto di Castellammare viene fatto crescere coperto da coppette di terracotta (“pignatte” o “pignatelle“) realizzate a mano da artigiani locali per proteggerlo dai raggi del sole. Questo conferisce al Carciofo violetto di Castellammare un colore chiaro e lo rende particolarmente tenero, tanto da poterlo mangiare crudo.

La raccolta

Tra la fine di Febbraio e quella di Aprile la raccolta è manuale ed avviene in modo scalare.

I capolini raccolti si consumano quasi esclusivamente freschi ma sono numerosissime anche le trasformazioni tradizionali, soprattutto sott’olio.

Raccolti, mondati e fatti scottare in una soluzione di acqua, limone ed aceto, con aggiunta di sale pari o inferiore al 3%.

Una volta asciugati completamente vengono invasati con aggiunta di olio Extravergine di oliva.

I consigli d’uso

Tradizionalmente sono arrostiti allo spiedo su braci a carbone e conditi con olio extravergine d’oliva, aglio e prezzemolo.